Lo scorso dicembre ENEA ha pubblicato il rapporto annuale sull’efficienza energetica nel nostro paese. Il report mette in luce un lento avanzamento verso gli ambiziosi obiettivi europei; mentre si procede nell’abbandono delle fonti fossili e le nuove politiche delle diagnosi energetiche hanno dato un impulso all’efficienza delle grandi imprese e di quelle energivore, il settore civile, che conta il 40% dei consumi finali, è ancora altamente energivoro, con il gas come fonte principale per coprire la domanda energetica.
Il quadro normativo
Già nel dicembre 2023 l’Unione Europea ha rivisto al ribasso gli obiettivi del programma Fit for 55, riducendo la stima di abbattimento delle emissioni di CO2 dal 55% al 51% entro il 2030. L’Italia, come altri Stati Membri, è in ritardo nel rispettare la Direttiva sull’efficienza energetica III (EED III) e la nuova EPBD IV, e il nuovo Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) 2024, l’obiettivo dell’Italia sui consumi massimi di energia superano dell’11,7% i limiti fissati per il nostro pese dalla Commissione Europea. Le Raccomandazioni della Commissione Europea (C(2023) 9607) fissavano per l’Italia un target di 93,05 Mtep, ma il PNIEC 2024 punta a 102 Mtep, con interventi mirati ai settori non ETS.
La Raccomandazione (UE) 2024/2002 ha chiarito l’obbligo di audit energetici per le imprese, estendendo il concetto di “impresa” a entità pubbliche e prevedendo i consumi, più che la dimensione, come criterio di riferimento per determinare gli obblghi di Audit energetici. L’obbligo entrerà in vigore nell’ottobre 2025. Per la fornitura di riscaldamento e raffrescamento, la Raccomandazione (UE) 2024/2395 promuove sistemi puliti alimentati da fonti rinnovabili, che nel 2022 coprivano solo il 24,9%. Il PNRR e i fondi di coesione sono altri strumenti a sostegno degli interventi di efficientamento energetico.
La nuova Direttiva sulla Prestazione Energetica degli Edifici (EPBD-IV, DIR/2024/1275), adottata nell’aprile 2024, introduce importanti novità. Entro il 2030, gli edifici dovranno ridurre i consumi del 16%, mentre i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero. Prevede inoltre:
- Piani di ristrutturazione edilizia entro il 2026;
- Metodologie di calcolo aggiornate e digitalizzazione dell’APE;
- Passaporti di ristrutturazione;
- Installazione obbligatoria di impianti solari dove possibile;
- Stop ai sussidi per caldaie autonome dal 2025.
Consumo di energia primaria in Italia nei primi nove mesi del 2024
Per i primi nove mesi del 2024, ENEA rileva un aumento di 1 punto percentuale del consumo d’energia nel 2024 rispetto al 2023, con un aumento del consumo di fonti rinnovabili (+3 Mtep, +15% rispetto al 2023), del petrolio e dell’import di elettricità (+1 Mtep), mentre diminuiscono i solidi e gas di oltre 1 Mtep (-3%). Il gas in particolare riscontra una diminuzione del 5% tendenziale per la generazione elettrica, mentre rimane stabile rispetto al 2023 il gas per uso diretto.
Il petrolio aumenta dell’1% per l’uso nei trasporti e diminuisce per la petrolchimica e l’elettricità. Il gas e i combustibili solidi sono dimezzati nelle importazioni stati importati e nella generazione elettrica è ferma a soli 2,6 TWh(10 TWh nel 2023). Le rinnovabili sono in aumento del 15% dal 2023 trainate dall’idroelettrico (50 TWh) seguite dal fotovoltaico (30 TWh, +16%).
I trasporti e i servizi fanno da traino al consumo dell’elettricità, che nei primi nove mesi del 2024 raggiunge la richiesta di 236 TWh, in diminuzione rispetto al 2022.
Domanda e impieghi finali di energia e intensità dell’energia
Al 2022, la domanda è diminuita rispetto al 2021, fermandosi a 148,1 Mtep (-3,9%) anche a causa di un consumo ridotto (-3,4%). In forte calo l’uso di gas naturale (-10%) dovuto alle implicazioni delle sanzioni per la guerra russo-ucraina, che ha portato a una crescita dei combustibili fossili per la produzione di energia (+33,8%), del petrolio (+1,1%) e un’importazione di energia che copre circa l’80% della domanda. Le energie rinnovabili crescono e, nel 2022, hanno coperto il 75% della produzione di energia, un valore triplicato rispetto al 2000.
Per quanto riguarda i consumi, il gas risulta la fonte energetica più richiesta, raggiungendo quota 37,9%, anche se in diminuzione a causa delle limitazioni. Il petrolio segue, coprendo il 34,8%, e i combustibili fossili hanno sostituito il gas per la generazione di calore ed elettricità. Le fonti rinnovabili si fermano al 19%, in calo rispetto al 2021 a causa del rallentamento dell’energia idroelettrica.
Consumi finali
Nel 2022 i consumi finali di energia sono stati pari a 116,4 Mtep, in calo del 3,4% rispetto al 2021, con una diminuzione dell’8% per il settore civile, del 6,9% per l’industria, e del 2,4% per agricoltura e pesca. Solo i trasporti sono in controtendenza con un aumento del 5,4%.
Guardando al periodo 2000-2022, mentre l’industria cala del 34%, il settore civile aumenta il suo consumo di energia del 18%, attestandosi intorno al 40% dei consumi totali. Il settore industriale, grazie a norme europee e nazionali che legano incentivi e finanziamenti alle diagnosi energetiche tramite il portale ENEA Audit 102, ha beneficiato di interventi di efficientamento, con grandi imprese responsabili dell’88% dei risparmi energetici e del 45% delle imprese energivore.
Il settore civile e il parco immobiliare
Il parco immobiliare italiano conta 3,5 miliardi di m² per uso residenziale e 528 milioni di m² per il settore terziario privato (uffici, commercio e alberghi). A questi si aggiungono 264 milioni di m² di edifici del servizio pubblico, di cui però solo 167 milioni sono efficientabili.
SIAPE e APE
A fine 2023, gli APE caricati nel portale ENEA SIAPE erano 6,5 milioni, con un incremento di 2 milioni rispetto al 2022, di cui l’87,7% per edifici residenziali e il 12,3% per non residenziali. Tra questi ultimi, le attività commerciali rappresentano il 42,1% degli APE, seguite da uffici (26,3%) e attività industriali (18,5%).
L’aumento degli APE è dovuto in parte a lavori di riqualificazione energetica (+2,3%) e ristrutturazioni importanti (+2,4%) favoriti da bonus casa come il Superbonus 110. Tuttavia, il passaggio di proprietà (50%) e la locazione (20%) rimangono le principali motivazioni per il rilascio degli APE.
Per approfondire le nuove regola dell’APE, leggi il nostro approfondimento
Riguardo le classi energetiche, l’Italia presenta un parco immobiliare ancora caratterizzato da classi energetiche basse e inefficienti. Gli edifici costruiti prima del 1991 rappresentano il 75% del totale, mentre quelli di nuova costruzione si fermano al 3,5% nel 2023.
Per la prima volta, le classi energetiche A4, A3 e B rappresentino il 20% del totale, mentre le classi F e G sono ancora intorno il 50% (-6,2% rispetto al 2022). Lo stato di conservazione dell’83% degli edifici è in classi energetiche basse e richiede ristrutturazioni. Gli edifici sanitari non hanno registrato miglioramenti, e i progetti finanziati per edifici pubblici rappresentano solo il 2% del patrimonio efficientabile, lontano dal 3% richiesto dall’UE.
Inoltre, emerge una polarizzazione geografica: le periferie sono maggiormente caratterizzate da classi energetiche meno performanti (83%), mentre nelle zone di pregio le classi A e B sono al 45%.
Riguardo le tipologie, i monolocali e le villette a schiera sono in maggioranza nelle classi E, F e G (rispettivamente 72% e 63%). Gli edifici in classe G sono rappresentati principalmente da bilocali (9%) e villette a schiera (20%). Grazie alle ristrutturazioni, però, la classe G è diminuita e la classe D è aumentata.
Compravendita
Le transazioni nelle classi A e B per immobili nuovi si attestano al 70%, stabile rispetto al 2022, mentre il valore del ristrutturato è in crescita fino al 38%.
Secondo un sondaggio tra agenti immobiliari, l’APE orienta le scelte di acquisto, ma la decisione finale degli acquirenti rimane su considerazioni finanziarie e poco sull’efficienza energetica. Campagne di sensibilizzazione e agevolazioni al credito sono quindi essenziali per raggiungere gli obiettivi nazionali ed europei, risparmiando risorse e CO2.
Finanza Sostenibile, mutui verdi e green bond
Per raggiungere gli obiettivi UE di efficienza energetica al 2030, è fondamentale integrare gli investimenti privati con i fondi pubblici, insufficienti da soli. La Commissione Europea, attraverso la Raccomandazione sull’art. 30 della Direttiva sull’Efficienza Energetica (EED-III), promuove:
- Meccanismi finanziari semplificati, combinando fondi europei e nazionali.
- Sportelli unici per supporto tecnico e finanziario a livello locale.
- Prodotti finanziari dedicati, come mutui e prestiti verdi personalizzati, con prefinanziamenti, scadenze più lunghe e pagamenti bilanciati con i risparmi energetici. Ad esempio, nel 2022, le banche italiane hanno erogato 3,5 miliardi di euro in mutui verdi, pari al 12% delle erogazioni totali. Numeri che riscontrano una crescita della richiesta, ma con potenziale non ancora sfruttato.
La Raccomandazione evidenzia anche:
- Monitoraggio e trasparenza nei consumi e risparmi energetici.
- Prestiti pubblici agevolati per famiglie e imprese, con tassi e ammortamenti vantaggiosi.
- Compensazione in bolletta e tramite imposte per facilitare l’accesso al credito.
- Aggregazione e cartolarizzazione attraverso green bond e partenariati pubblico-privati (PPP) per aumentare la visibilità e liquidità degli investimenti.